venerdì 31 agosto 2018

IL GIORNO DEI COLOMBI di Louise Erdrich

L’ambiente è quello descritto così bene da Louise Erdrich ne "La casa tonda" (che non ho letto, peccato a cui rimedierò prossimamente) e nei suoi romanzi precedenti: le riserve indiane degli stati settentrionali americani, quelli al confine con il Canada, in questo caso il North Dakota. Qui il romanzo si apre, all’inizio del Novecento, con la breve descrizione di una strage. Qualcuno ha sterminato una famiglia, lasciando viva, aggrappata alle sbarre del lettino, solo una bambina. Questo delitto – mai risolto nel corso degli anni – sarà soltanto la prima di una lunga serie di vicende, drammatiche e comiche in giusta proporzione, che ci verranno raccontate di volta in volta da Evelina Harp, controfigura dell’autrice tra infanzia e adolescenza; da suo nonno, il vecchissimo Mooshum, grande affabulatore di aneddoti e tall stories nella tradizione pellerossa; e dal giudice Antone Bazil Coutts, un sanguemisto che dopo aver diretto per anni un cimitero occupa lo scranno di magistrato delegato a dirimere piccole controversie secondo le leggi tribali in vigore.
Recensione
Siamo negli stati settentrionali d’America, più precisamente nel Nord Dakota, dove una piccola ragazza di nome Evelina e suo fratello Joseph trascorrono le giornate senza televisore ascoltando le storie del nonno Mooshum.
Il libro è un connubio di storie e di personaggi e gli io narranti sono diversi: c’è Evelina, la prima narratrice, una giovane donna che seguiamo dall’infanzia alla sua prima età adulta, il nonno Mooshum il quale interviene raccontando il preludio alla storia, il delitto intorno al quale ruota il libro ed, infine, il giudice Antone Bazil Coutts, nuovo marito della zia di Evelina, Geraldine, il quale racconta la sua vita e la sua storia, solo apparentemente distaccata dalle altre. In realtà le storie sono tutte legate tra loro e solo il finale ve lo rivelerà.

Questo è un romanzo corale, che ho trovato complesso proprio per la difficoltà di dover ricordare nomi, personaggi, luoghi, eventi, storie intrecciate tra loro. Bisogna dedicare al libro e alla storia una grande concentrazione per capire il filo conduttore e non perdere dettagli importanti (ebbene si, dovrei rileggerlo per coglierlo appieno).

Dentro ci sono un'infinità di racconti, parabole quasi, alcuni veramente molto poetici e geniali: come l'episodio del violino che viene portato da una canoa sul lago nelle braccia del suo futuro proprietario, o come il racconto dell'incidente del padre di Evelina durante il quale vanno distrutti tutti i suoi preziosissimi francobolli.
La Erdrich è geniale senza ombra di dubbio (forse troppo per la mia modestissima me) ed ho scoperto una luminosissima scrittrice, anche se impegna le meningi parecchio.
Il libro è scritto magicamente, con una capacità di linguaggio e un alternarsi di dialoghi e descrizioni che te lo fanno amare.
L'ho trovato forse un po' troppo denso, corposo, lo avrei alleggerito di qualche episodio e personaggio, in modo da renderlo più fruibile, più digeribile.
Ma senza dubbio magico e da leggere...con costanza, impegno e dedizione.

N.B.: il libro si apre con il racconto dell'invasione dei colombi che si infilano ovunque: nelle latrine, nelle case, persino sotto le gonne delle donne. Ora, a parte la genialità dell'episodio, coloro i quali dovessero essere fobici dei volatili come la sottoscritta, potrebbero incorrere in seri problemi durante la lettura...brividi peggio di un film horror... 


Titolo italiano: Il giorno dei colombi
Titolo originale: The Plague of Doves
Autore: Louise Erdrich
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2014


Voto

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