giovedì 18 marzo 2021

L'UOMO DI MOSCA di Alberto Cassani

Sinossi
Chi è Nikolaj Gogor? Che fine hanno fatto quei soldi che dovevano arrivare da Mosca? Qualcuno se ne è impossessato? Perché cercarli dopo tanto tempo? È attorno a queste domande che a un certo punto comincia a ruotare la vita del protagonista. Andrea Cecconi, un avvocato di mezza età, figlio e nipote di militanti comunisti, passato dall'impegno politico alla disillusione e convertito infine ai riti della borghesia della provincia romagnola, si trova risucchiato in una vicenda che coinvolge suo nonno e che riguarda i finanziamenti occulti al vecchio PCI. Una vicenda del passato, ma che nel presente mette in gioco la sua famiglia, i suoi ideali e la sua stessa esistenza. Tra misteri irrisolti e trame di provincia, il protagonista si muove alla ricerca della vera immagine del passato in un susseguirsi di prove da superare, scoperte inquietanti e incontri inaspettati. È una ricerca tormentata, nella quale si incrociano più piani temporali (dagli anni Settanta ai giorni nostri, passando per i mesi successivi alla caduta del Muro di Berlino) e in cui si incontrano presunte spie e servizi segreti, funzionari comunisti e massoneria, personaggi reali e false identità. È una ricerca resa angosciosa dalla crisi sempre più acuta della politica e dal baratro che allontana ogni giorno di più il passato dal presente, annullando memorie e testimoni. È una ricerca che solo a Mosca può trovare delle risposte...

Recensione
Andrea Cecconi, nipote di Carlo Cecconi, ex militante del PCI molto addentro alle attività del partito durante gli anni 60/70 (gli anni di Berlinguer e del delitto Moro) viene messo a conoscenza dal nonno, prima della sua morte, delle attività che lui stesso ha svolto per il partito, attività che hanno coinvolto un certo Gogor (l'uomo di Mosca, appunto) e una società marittima creata per passare finanziamenti occulti al PCI dalla "madre Russia".
Andrea, inizialmente, non fa troppo caso a queste rivelazioni che colloca a metà tra un revival dei vecchi e gloriosi anni passati raccontati con nostalgia dal nonno e il frutto di una senilità incipiente.
È solo dopo la morte del nonno, dopo essere entrato in possesso di vari documenti risalenti all'epoca, che il protagonista decide di scavare più a fondo nel passato, mettendosi, durante un viaggio in Russia, in contatto con lo stesso Gogor e, da qui, cominciando a mettere insieme tanti tasselli di una storia che coinvolge persino Putin.

Questo romanzo, che non posso definire propriamente poliziesco e nemmeno thriller, ha la grande capacità di descrivere in maniera interessante l'ambientazione politica di quegli anni, dove tutto sembrava luminoso e pieno di speranza in un futuro glorioso.
Anni in cui i legami politici erano considerati fondamentali, anni durante i quali "i compagni" erano la vera famiglia. Anni in cui ancora si aveva la speranza che la politica potesse cambiare le cose.
Anni di lotte e di impegno, soprattutto dei più giovani che, non ancora disillusi, ambivano ad essere parte ma, soprattutto, fautori del cambiamento.

Continuo a pensare che nella vita è meglio avere una causa per la quale battersi piuttosto che non averne nessuna. E devi dire che fino a oggi non ho ancora trovato una causa migliore di quella che mi ha animato fin dalla giovinezza, quando ho incominciato a vedere le ingiustizie, le disuguaglianze, l'arroganza dei più ricchi e i sacrifici dei più poveri. Poi è evidente che anche la causa più giusta deve fare i conti con l'imperfezione dell'essere umano. Si sa, ogni uomo è un misto di bene e di male. La vita di ognuno è costellata di errori, ma l'importante è non perdere mai di vista proprio quell'imperfezione, nel tentativo di essere, per l'appunto, dignitosamente umani.

Ovviamente sono arrivata a questo romanzo per via del mio amore per i romanzi storici contemporanei: non potevo, quindi, farmi mancare un romanzo che si annunciava come una grande finestra sulla storia dell'Italia degli anni '70, condita con un po' di suspense e un po' di thriller, giusto per rendere il tutto un po' più di scorrevole.
Ovviamente ho apprezzato molto di più le parti del puro romanzo storico, secondo me molto ben scritte e molto ben contestualizzate.

Mi ha lasciato, invece, l'amaro in bocca, la velleità dell'autore di creare un intreccio da romanzo poliziesco: non l'ho trovato particolarmente ben costruito da questo punto di vista, mancante di doverosi colpi di scena e di un finale che lo possa annoverare tra i polizieschi imperdibili, l'ho trovato anche un po' debole dal punto di vista dei personaggi.
Mancano dei "veri cattivi", un "vero investigatore" e dei "vero gregari".

Pur se la lettura mi è risultata scorrevole e, ripeto, l'ho trovato a tratti assolutamente ben scritto, non mi ha appassionata né convinta fino in fondo. 
Mi è sembrato di mangiare una buona insalata ma priva di condimenti.



Titolo: L'uomo di Mosca
Autore: Alberto Cassani
Editore: Baldini+Castoldi
Anno di pubblicazione: 2015


Voto

7.5/10


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