lunedì 8 marzo 2021

UN MARE VIOLA SCURO di Ayanta Barilli

Sinossi
Un bisnonno, Belzebù, dal nome improbabile e inquietante. E un luogo, Colorno, così carico di segreti e di orrore da non potersi evocare. Parte da qui, dagli ostinati silenzi e dalle invenzioni di una famiglia di saltimbanchi, bugiardi, scrittori, amazzoni e diavoli, il viaggio di Ayanta alla scoperta della sua verità. Tre donne: Elvira, Angela, Caterina. Un secolo di Storia: la nostra. E poi Padova, Parma, Roma, Tellaro, Madrid. Per riannodare il filo contorto e spezzato della memoria, Ayanta si addentra nel labirinto ora spaventoso, ora traboccante di luce delle proprie radici, fruga nei vecchi cassetti, separa le favole dalla realtà, le leggende dalle bugie. Sveglia fantasmi a lungo sopiti, forza le stanze chiuse dei ricordi, traccia i frastagliati contorni di un dramma famigliare ma non domestico – anzi, universale – lungo tre generazioni. Perché sono le donne a custodire la memoria, lacune e omissioni comprese, delle generazioni passate e presenti. E sono sempre loro, le donne, a mettere le mani in quei cassetti, a trasformare i detriti in storie che pretendono di essere ascoltate. Storie così vive da riguardarci tutti. Finalista del Premio Planeta e grande successo di vendite in Spagna, Un mare viola scuro è l’esordio di una scrittrice di talento, capace di affrontare i temi fondamentali – l’amore, la condizione femminile, la perdita, la scrittura – attraverso una lingua di rara sensibilità.

Recensione
Ayanta deve il suo nome alle grotte di Ayanta, in India, ultima tappa di un lungo viaggio attraverso l'Asia durante in quale i suoi genitori la concepirono e che finì, per l'appunto, a causa dell'imminente data del parto.
La coppia, infatti, rientrò in Italia solo un mese prima la data attesa, dopo un peregrinare di anni nel continente asiatico.
Ayanta è figlia di Caterina e di Fernando, una coppia assolutamente naif, per certi versi epica e unica, per molti altri aspetti traballante, inaffidabile, senza un futuro.
Ma Ayanta è frutto di una lunga serie di peripezie famigliari, è il frutto di una generazione di donne forti, uniche, rare.
Ayanta Barilli, in questo romanzo, racconta, togliendo ogni forma di censura e lasciando cadere tutti i veli, la storia della sua famiglia a partire dalla sua tris nonna Margherita fino ad oggi, aprendoci uno scorcio sulla sua vita di donna realizzata, sposata con l'uomo giusto e madre amorevole di due splendidi figli.

Questo è un romanzo autobiografico dall'inizio alla fine e, proprio per questo motivo, ancora più apprezzabile.
L'ho trovato un bel misto, come saga famigliare, tra Un cappello pieno di ciliegie di Oriana Fallaci e La casa degli spiriti di Isabel Allende.
Diciamo pure che mi sono coccolata con qualcosa che è nella mia Confort Zone ideale.
Questo romanzo famigliare e matriarcale, infatti, ci regala una miriade di personaggi e di storie, storicamente ambientati in maniera impeccabile.
Un plauso va all'autrice per la sua appassionante ricerca sull'istituto psichiatrico (ora chiuso) che si trovava nella reggia di Colorno (Parma): un piccolo pezzo della storia del nostro paese che non conoscevo (nonostante a Parma ci sia vissuta) e che mi ha affascinata.

Il peggio toccò alle femmine. Secondo le conclusioni di chi ha studiato i dati minuziosamente raccolti nei registri dell'epoca, furono soprattutto le donne a venire internate in assenza di disturbi mentali. Rinchiuse spesso da coniugi che le consideravano mogli inadeguate. E quasi tutte recluse a vita. Nel quadro della sistematica violenza maschile a cavallo tra XIX e XX secolo, questa prassi non può che essere interpretata come una modalità particolarmente efficace e crudele di maltrattamento.

Questo è un romanzo che non ho saputo mollare, l'ho letto di notte e in tutti i ritagli di tempo che ho avuto a disposizione, chiusa in bagno, appollaiata sullo sgabello della cucina mentre facevo colazione, un romanzo tanto bello e commovente da togliere il fiato.
Il romanzo nasce dalla volontà dell'autrice di raccontare, su tutte, la vita della madre prematuramente scomparsa, della quale ricorda molto poco e che ha ricostruito grazie a lettere, foto, diari, racconti di altri famigliari. 
Un percorso di ricostruzione che sarà stato sicuramente doloroso e sfiancante per l'autrice ma che ci regala una donna, Caterina, dai tratti mistici e divini... un'ode ad una madre di un coraggio e di una limpidezza rare, intrisa del dolore sordo e immaturo della piccola Ayanta che, forse, con questo libro, cerca un sollievo e un affrancamento da un dolore ingiusto.

Il mio amore per Caterina è candido, grandioso, incondizionato. È rimasto fermo a quella percezione infantile che con il tempo diluisce o addirittura si dimentica del tutto. E così si è conservato intatto, nutrito dalla scia che lei tracciò per guidare i miei passi, fino a trasformarsi in una fonte di serenità che mi accompagna e mi protegge, una linea luminosa, un regalo soprannaturale.
L'avversione che a tratti le riservo, invece, nasce da una domanda infantile che persino con la maturità ha continuato a echeggiarmi dentro e che mi sono sempre vergognata di formulare ad alta voce: come ha osato abbandonarmi morendo così giovane?

Questo è un romanzo che ha tanti odori: l'odore della salsedine del mare di Tellaro, in Liguria, dove la famiglia dell'autrice ha trascorso buona parte della sua storia, l'odore un po' ammuffito che trapela dalle vecchie foto e dalle lettere ingiallite tenute chiuse nelle scatole in soffitta, l'odore del legno e della resina, quel legno che il figlio di Ayanta, Mario, usa per costituire violini (e qui l'autrice regala una storia poetica che non posso svelare per non togliervi il piacere della lettura), l'odore dei sacchetti di lavanda che la mia nonna metteva nei cassetti...
È un guazzabuglio di sentimenti e di storie (di cui non si capisce il confine tra finzione e realtà) che non può che affascinare il lettore.
È un romanzo che mi porterò marchiato addosso per molto molto tempo. A volte è amaro, altre luminoso e così vitale... 
Per me è stato come un abbraccio dal quale non avrei voluto più sciogliermi.

Titolo italiano: Un mare viola scuro
Titolo originale: Un mar violeta oscuro
Autore: Ayanta Barilli
Editore: DeA Planeta
Anno di pubblicazione: 2019


Voto

10/10

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