mercoledì 30 novembre 2022

GLI ANNI DEL NOSTRO INCANTO di Giuseppe Lupo


Non avevo mai letto nulla di questo autore Italiano di cui ho sempre sentito parlare benissimo e che mi ha sempre attirato, finché sono incappata in questo suo Gli anni del nostro incanto, che mi ha attirato, inizialmente, per due cose: il titolo, molto evocativo e la copertina, altrettanto evocativa.

Una vespa che trasporta una famiglia con una Milano vintage sullo sfondo.

Proprio questa foto è cruciale nel romanzo: è la foto che ha al centro la famiglia della voce narrante di questo romanzo, Vittoria.

Il padre di Vittoria, Louis, la mamma Regina, una parrucchiera originaria di Torri del Benaco e il fratello, Indiano, insieme a Vittoria, appunto, stanno andando al Bar Motta, in centro a Milano, per festeggiare il decimo anniversario di matrimonio.


Sono gli anni “sbarluscenti”, quelli del boom economico, quelli in cui comprarsi l’elettrodomestico appena uscito sul mercato, piuttosto che la cucina Salvarani (quella che ha il colore del cielo e il lavello con lo scolapiatti) è segno di stabilità economica.

Louis è molto orgoglioso di essere arrivato dov’è: un operaio della fabbrica Innocenti che porta a casa uno stipendio fisso, che da stabilità alla famiglia e possibilità ai figli, che si può permettere, ad un certo punto, di comprare, addirittura, una 500, con la quale imboccare, in Agosto, la via Emilia, per far ritorno al paese natio.

È utilizzando questa fotografia che Vittoria tenta di far tornare la memoria alla madre, ospedalizzata in un ospedale con l’affaccio su via Celoria (per chi non conosce Milano è la zona dell’università Politecnico), che ha avuto un improvviso malore e relativa perdita di memoria, proprio durante l’estate in cui l’Italia sta giocando e, incredibilmente vincendo, i mondiali di calcio del 1982 e Vittoria e Regina sono rimaste solo: Louis è morto anni prima, ancora troppo giovane ed in forze perché questo doloroso evento possa risultare accettabile agli occhi della moglie e della figlia, mentre Indiano, dopo essere entrato in seminario, si fa vedere sporadicamente e a tratti, mentre la polizia si presenta periodicamente a casa di Vittoria e Regina per delle perquisizioni.

È un romanzo molto evocativo ed elegante, triste da molti punti di vista, ma anche romantico e pregno di sentimento che ha al centro la famiglia, di cui ho apprezzato particolarmente due aspetti: la struttura dei capitoli e la scelta di mettere i mondiali di calcio a sottofondo del triste evento della perdita di memoria di Regina. È un contrasto che stride ma che, nel contempo, apre alla speranza: nonostante tutto il mondo va avanti e, nonostante tutto, c’è sempre e ancora qualcosa per cui gioire.

C’è una gioia collettiva, ci sono abbracci e sorrisi, c’è un orgoglio nazionale, c’è un Italia che ride e urla a tutti: guardateci, siamo il centro del mondo.

Dal punto di vista della struttura il romanzo è suddiviso in capitoli brevi legati tra loro da una frase che termina il capitolo e apre il successivo.

La scrittura di Giuseppe Lupo è molto bella, al contempo fluida e ricercata, mai lasciata a sé stessa, profonda ma mai pesante. Ci presenta questa Italia degli anni ‘60/’70 (che lui sembra amare moltissimo, da come ce la descrive) di cui tutti abbiamo sentito un po’ parlare, magari dai nonni, genitori o zii, che vive nel ricordo collettivo e che non va dimenticata.

Mi ha appassionata, emozionata e convinta al 100%, questo romanzo che mi spinge a leggere tutto ciò che questo bravissimo autore ha scritto.

Da leggere, consigliare, regalare, come io regalo a voi questa citazione del libro:

Il ricordo delle giornate all'idroscalo è nello sguardo divertito con cui mio padre accompagnava i colpi di fucile al tiro a segno. Vinceva non per lui,, ma per noi, i suoi figli, a cui voleva risparmiare i tempi duri. Ci pensava quando si appartava a fumare sul balcone, all'aria aperta, con la fronte al Monte Rosa e, mentre fumava, studiava in che modo proteggere me e Indiano dalla stanchezza del vivere, dalla fatica di restare giovani in un tempo che avrebbe voluto non finisse mai. Questo era il suo sguardo: attimi consumati nel sapore dell'eternità, un modo di osservare il trascorrere degli anni che uno pensa sia futuro e invece non è altro che memoria.

 

Titolo: Gli anni del nostro incanto
Autore: Giuseppe Lupo
Anno di prima pubblicazione: 2017
Casa editrice: Marsilio


Voto

9.5/10

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