martedì 22 maggio 2018

DENTRO SOFFIA IL VENTO di Francesca Diotallevi

Questo romanzo è una storia d'amore. Il libro è ambientato nel periodo della prima guerra mondiale in un piccolo borgo Alpino della Valle d'Aosta.
È la storia di due giovani, Fiamma e Yann, e del loro amore disperato e contrastato.
Lei, definita "strega" vive isolata in un capanno nel bosco. Qui si occupa di preparare rimedi naturali, decotti, tisane, sciroppi fatti con le erbe per tutti gli abitanti del borgo che si recano da lei solo di notte: è infatti tacciata come malefica, figlia del Demonio, anche per via dei suoi capelli rossi fuoco. Tutti hanno bisogno di lei, ma nessuno vuole ammetterlo alla comunità.
Lui, Yann, burbero e chiuso, rimasto gravemente ferito ad una gamba in un incidente in montagna, è il fratello del migliore amico di Fiamma, partito per la guerra e mai tornato.
Tra i due c'è sempre qualcosa che intralcia perché, l'amore, si sa, non è mai semplice.

Recensione
Per prima così vi dirò che questo romanzo l'ho letto di getto. E credo sia l'unico modo per leggerlo.
Io, in montagna, ci sono nata, altre Alpi ma pur sempre Alpi e questo libro mi ha catapultata in un mondo che conosco benissimo e di cui, spesso, ho una grande nostalgia. Il che significa che l'autrice ha avuto il talento e la capacità di ricreare in maniera magistrale e perfettamente rispondente alla realtà la montagna e tutti i suoi colori, suoni, sapori, tepori, sguardi, gesti, tradizioni.
A tratti quello di "Dentro soffia il vento" risulta essere un mondo fatato da folletti e streghe alla Hansel e Gretel: diciamo pure che, il romanzo, ha il tono di una favola.
E anche la trama è molto simile ad una favola, una favola per adulti, permettetemelo!
Le voci narranti sono tre: quella di Fiamma, la protagonista femminile, quella di Yann, la controparte maschile e quella di Agape, il giovane curato appena arrivato da Roma e tremendamente dubbioso riguardo la sua fede e la sua vocazione.
Queste tre voci si alternano per tutta la lunghezza del libro e tutte descrivono, in prima persona, una parte della storia, escamotage che ho trovato molto azzeccato, soprattutto per il tono che questo alternarsi di punti di vista da alla narrazione: la rende fluida, leggera, veramente molto piacevole.
Questa è una storia d'amore, sulla quale non vorrei dilungarmi per non togliervi il gusto della lettura, ma è anche una storia di dolore e sofferenza, la storia di una perdita. I due protagonisti, infatti, perdono una persona cara (fratello e amico rispettivamente) in guerra e questa perdita lascia un enorme vuoto:

L'avevo guardata piegarsi su se stessa, l'avevo ascoltata piangere, lacrime e singhiozzi, e per un solo istante le avevo invidiato quella capacità di lasciarsi andare. Di avere dentro qualcosa che non fosse fatto di roccia e ghiaccio, qualcosa che potesse sciogliersi e colare via. Via dagli occhi, via dal cuore.
Io, quel lusso, non potevo permettermelo, perché, se avessi versato anche una sola lacrima, Raphael sarebbe defluito da me come il sangue che sgorga da una ferita, una ferita che, tolta la spina, poi cominci a guarire.

E' anche la storia di un'attitudine e di un modo di essere: gente di montagna, dura, inflessibile, a volte un po'bigotta, sicuramente dal carattere chiuso e, apparentemente, poco accogliente ma di cuore, sincera, schietta e altruista. E questo lo dico per esperienza e, anche, con una giusta dose di campanilismo e orgoglio.

Ho trovato bellissimo il contrasto tra il popolo della montagna e il popolo zingaro, che fa la sua comparsa tra le pagine di questo romanzo e da una connotazione sociale e antropologica al testo. Due popoli apparentemente così lontani ma che, in fondo, hanno così tanto in comune anche se, profondamente radicati alla propria terra i primi e nomadi i secondi.
E infine, questa è la storia di un uomo, Agape, che qui mette in discussione tutto: la sua fede e la sua chiamata. Un uomo che si muove incerto nel suo ruolo e che, pian piano, trova la strada, grazie anche a Fiamma, poetico e saggio personaggio femminile fulcro del romanzo:

Ti devo molto Fiamma: con poche parole mi hai insegnato più di quanto io sia riuscito a imparare in anni di studio. Dio è nei dettagli. L'ho capito qui, tra queste montagne che sono meravigliose e terribili. L'ho capito tra gente semplice che vive con poche risposte, ma sa farsi le domande giuste. Ora lascia che io ti insegni qualcosa che ho imparato sulla mia pelle: fuggire non serve a nulla. La vita troverà comunque il modo di raggiungerti, e le cose è meglio affrontarle di petto che vedersele sbucare dalle spalle.

Spero di avervi passato il messaggio che questo è un romanzo magico, romantico, scritto veramente bene, uno di quelli che potete usare come antidepressivo e, forse, anche un po' come anti-stress: sedetevi in poltrona, o al parco, o in spiaggia sotto l'ombrellone o, meglio ancora, su un plaid in un bel prato fiorito. Saprà darvi qualche ora di tregua dalla vorticosa e algida realtà!
Una piccola nota cinica: ho trovato il finale un po' troppo scontato. Io, forse, gli avrei dato un po' più di brio.


Titolo: Dentro soffia il vento
Autore: Francesca Diotallevi
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2016

Voto

9.0/10

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Note:
La Diotallevi ha scritto anche un prequel di questo romanzo Le Grand Diable

Un grazie di cuore ai blog "Un libro per amico" e "Baba Desperate Bookswife" che mi hanno fatto scoprire questa scrittrice 

3 commenti: