martedì 15 febbraio 2022

RADICI BIONDE di Bernardine Evaristo

Sinossi
Con un rivoluzionario atto di fantasia, Bernardine Evaristo immagina un mondo in cui la tratta atlantica degli schiavi viene ribaltata lungo la linea del colore: sono i neri (anzi, i nehri) ad aver fondato un impero coloniale a partire dal Regno Unito di Grande Ambossa, e i bianchi (anzi, i bianki) a essere razziati dall'Europa e trasportati come schiavi al di là del mare, nelle Isole del Giappone Occidentale. La vicenda che seguiamo è quella di Doris, strappata da bambina alle campagne feudali inglesi e venduta ai ricchissimi proprietari di una piantagione, che da adulta sceglie finalmente di inseguire (grazie anche a una ferrovia sotterranea...) la libertà.

Recensione
Prendete Zadie Smith, mescolatela con un pizzico di Colson Whitehead e con una buona dose di Marlon James e troverete la giusta formula per capire questo romanzo di Bernardine Evaristo. È il primo che leggo di questa scrittrice Britannica (non ho ancora letto il suo più famoso Ragazza, donna, altro vincitore del Man Booker Prize) e sono rimasta attonita.
Si, perché Bernardine Evaristo costruisce un mondo distopico ed al contrario, dove la tratta degli schiavi bianki, biondi, magri e dagli occhi azzurri va dall'Europia al regno di Ambossa nel Giappone Occidentale e Doris, la protagonista di questo romanzo, ci conduce dentro tutte le sfaccettature di questo mondo in bilico tra la distopia, il fantasy e il reale.
Doris, prima schiava "privilegiata" alle dipendenze del padrone con il ruolo di dama di compagnia della figlia, alla morte tragica di quest'ultima, decide di scappare. 
Riacciuffata, viene destinata a una forma di schiavitù più fisica, quella del lavoro nei campi. È qui che vedrà atrocità e torture indicibili, che l'autrice ci descrive senza fronzoli e senza mezze misure (vi assicuro che alcune scene sono belle forti e solo per i più solidi di stomaco).
Doris è una donna a cui sono stati portati via i figli (come accade alle altre schiave), deportata in giovane età su una nave che attraversa l'oceano, vive in un mondo al contrario, una cartina tornasole per noi lettori, dove tutto è visto allo specchio: centinaia di anni di schiavismo e di storia immaginati invertendo i ruoli.
Una trovata davvero geniale quella di quest'autrice così volitiva nel voler parlare di razzismo. Una trovata così politica, critica: con ironia, mettendo sotto i riflettori tanti pregiudizi e tanti stereotipi, amplificandoli come in una lente di ingrandimento ci serve sul piatto un mondo tanto crudo e sleale, ingiusto da non sembrare essere vero...anche se reale, purtroppo, lo è stato. 
Bellissimi i nomi storpiati scelti per descrivere i luoghi teatro di questo romanzo (ad esempio Londolo per Londra) e la scelta linguistica assai particolare, ricca di termini inventati dall'autrice e di richiami a canti gospel e religiosi. Si vede che, dietro, c'è un grande studio stilistico e narrativo.
Non aspettatevi, quindi, un romanzo semplice: per me non lo è stato, in primis per l'argomento, che è un bel pugno nello stomaco (non è esattamente come leggere Sola come un gambo di sedano sotto l'ombrellone), ma anche per lo stile dell'autrice e la costruzione del romanzo, scritto totalmente in prima persona ma cambiando le voci narranti (passiamo da Doris, al suo carnefice/padrone, poi nuovamente a Doris). 
Insomma, lo giudico un libro che va letto ma con un certo spirito critico e con la voglia di mettersi in gioco, come lettore e come persona.

Titolo italiano: Radici bionde
Titolo originale: Blonde Roots
Autore: Bernardine Evaristo
Editore: Sur
Anno di pubblicazione: 2021

Voto
8.0/10

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