lunedì 31 maggio 2021

LA MORTE DEL PADRE di Karl Ove Knausgard

Era da tempo che desideravo approcciarmi all'opera epica "La mia lotta" in più volumi di Knausgard, di cui questo è il primo volume, opera che in maniera autobiografica ripercorre tutta la sua vita, anche se non in forma cronolgica.
Questo primo volume, infatti, è diviso in due parti: una prima parte in cui Knausgard ci racconta episodi della sua fanciullezza e adolescenza e ci introduce al rapporto col padre, ed una seconda parte in cui l'autore ci descrive i giorni che intercorrono dal ricevimento della notizia della morte del padre fino al suo funerale la settimana dopo.
Il padre è un uomo estremamente severo e l'autore ne subisce moltissimo l'autorità. Ha timore del padre, dei suoi scatti d'ira e delle sue punizioni esagerate.
Durante l'adolescenza di Knausgard il padre divorzia dalla moglie e madre dell'autore e si risposa. Con la seconda moglie ha una figlia ma anche questo secondo matrimonio fallisce e il padre si ritrova allo sbando totale, solo e ormai senza più punti di riferimento stabili, si abbandona all'alcool, chiudendosi nella casa della madre e portando con sé la donna nella medesima dipendenza.
È proprio questa la parte del romanzo più difficile da digerire: Karl Ove e il fratello Yngve vengono chiamati ad organizzare le esequie e, in casa della nonna paterna trovano una discarica di rifiuti, bottiglie di alcolici vuote sparse ovunque, purtridume, rifiuti, mucchi di vestiti ammuffiti...si trovano di fronte alla realtà di quello che era diventato il padre: un uomo allo sbando, senza più un obiettivo ma con sole velleità autodistruttive.
Per Karl Ove questa sarà una prova durissima da superare, non perché non fosse cosciente delle debolezze e dell'instabilità del padre, ma perché, trovarsi al cospetto della distruzione che questi ha portato nella sua vita, trascinandovi anche la nonna, è uno scoglio troppo difficile da superare.

Questo è un romanzo che, credo, divida i lettori in due ben distinte categorie: chi lo ha amato (come me) e chi lo ha odiato.
La scrittura dell'autore, infatti, che io trovo unica e fuori dal coro, è ricca di flash back, digressioni anche psicologiche, descrizioni dettagliate di luoghi e persone, dialoghi in forma diretta. A volte ci si trova di fronte a pagine e pagine che racchiudono un solo e breve episodio della vita dell'autore.
Io ho apprezzato tutto questo, forse perché dalle pagine trasuda la vita vera di Knausgard il quale è in grado di fare uscire dal libro il suo vero io, con tutte le sue contraddizioni e le sue brutture, se necessario.
È un romanzo che ho trovato di un'onesta' sorprendente: credo che mettersi a nudo in questo modo, ma soprattutto mettere a nudo persone care, amate, un padre in questo caso, descrivendolo come l'uomo accartocciato, mostruoso e debole che è stato negli ultimi anni della sua vita sia estremamente difficile.
Un libro, quindi, non per tutti, e che forse, molti, hanno gettato dalla finestra.
Per me un libro di crescita personale e psicologica, importante anche per capire di più la cultura nordica (Knausgard è norvegese) e le sue contraddizioni.
Uno specchio dove la Bella si riflette nella Bestia.


Titolo italiano: La morte del padre
Titolo originale: 
Min kamp. Første bok
Autore: Karl Ove Knausgard
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2014



Voto

9.0/10


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