venerdì 17 dicembre 2021

I GATTI PERDUTI DI HOMS di Eva Nour

Sinossi
«In arabo un gatto ha sette anime. Nella nostra lingua invece ha nove vite. Tu probabilmente hai nove vite e sette anime, perché altrimenti non so come avresti fatto a cavartela finora.». Una foto scattata per strada, a Homs, in Siria. Le macerie intorno. Due bambini, uno in punta di piedi su una bicicletta scalcinata, l'altra con un gatto randagio stretto al petto. Una ordinaria scena di gioco tra le bombe, in un paese che sta cadendo a pezzi, catturata per caso dall'obiettivo della macchina fotografica. Sami ha sempre avuto la passione della fotografia, e di immagini come queste ne ha fotografate tante. Finché si è reso conto che non era abbastanza. La Siria in cui è cresciuto era un paese come tanti. I bambini andavano a scuola, i gatti giravano furtivi per le strade di campagna, gli amori sbocciavano. Finché la guerra non ha cambiato tutto. È stato allora che Sami ha capito che non voleva avere paura e non voleva accettare quello che stava succedendo in un paese il cui governo trucida i suoi stessi cittadini. Comincia così il suo viaggio di dissidenza, di ribellione, fino all'esilio e alla richiesta di asilo politico in Francia. Ma anche da così lontano Sami porterà sempre nel cuore quel paese in cui un tempo per strada passeggiavano i gatti, come in ogni paese normale. Un romanzo emozionante ma anche politico, basato su una luminosa e tragica storia vera di speranza e rivolta, la storia di una vita spesa in nome di un ideale più alto.

Recensione
Eva Nour è uno pseudonimo. La scrittrice infatti è una giornalista di Stoccolma e racconta la storia vera di Sami, profugo Siriano, in Francia, permettendosi di aggiungere dettagli romanzati e, come lei stessa afferma, ispirandosi al ben noto Il cacciatore di aquiloni e ad Essere senza destino di Imre Kertesz.
Perché Eva Nour? Perché Eva significa "vita" mentre Nour in arabo significa "luce",perché quella narrata in questo romanzo è una storia sulla speranza e su come mantenerla viva.
Ultimamente ho letto parecchio sulla guerra in Siria (vi consiglio Il pianista di Yarmouk e Passaggi in Siria), spinta dal desiderio di saperne di più su questa guerra atroce ed insensata di cui, in occidente, si sa veramente poco.
In questo romanzo si racconta dell'assedio della città di Homs, città della Siria orientale, terza per dimensione dopo Damasco ed Aleppo.
Diventata tristemente famosa per l'offensiva di Homs, cominciata nel febbraio 2012 e conclusasi nel 2014 dopo l'intervento delle Nazioni Unite.
Qui i ribelli, spinti dalla rivoluzione araba, si sono schierati contro le forze del regime di Assad e hanno eletto la città a loro roccaforte.
Durante i due anni di resistenza la città è stata rasa al suolo ed è ancora in macerie.
Sami, giovane siriano che fa di tutto per evitare la leva obbligatoria di un anno e 9 mesi, arroulato poi con la forza, dopo aver subito il massacrante e orribile sistema della ferma obbligatoria sotto il governo del tiranno, decide, una volta finito il periodo di ferma, di arruolarsi tra le fila dei ribelli, con il ruolo di fotografo. Posta le sue foto su alcuni canali clandestini aperti su Facebook e Instagram nella speranza di smuovere, con il suo lavoro, l'opinione pubblica internazionale.
Nei due anni di assedio, Sami decide di rimanere a Homs mentre gran parte della sua famiglia e la sua fidanzata scappano altrove, in luoghi più sicuri e, in questo periodo, vede cadere tanti amici morti sotto le granate o le pallottole dei cecchini. Anche il fratello minore rimane vittima dell'esercito governativo.
Sami, ad un certo punto, si ritrova solo, a vivere trae macerie, cercando cibo nei palazzi distrutti, nascondendosi sia dall'esercito governativo che dagli estremisti islamici che lo vorrebbero avere come combattente.
Vive mesi di solitudine, paura e stenti, finché decide di uscire da Homs tramite un corridoio clandestino e poi scappare, prima in Libano e poi, finalmente, in Francia, dove conosce, appunto, Eva Nour.
La storia di Sami è una storia tristemente già sentita in altri libri e romanzi (Il pianista di Yarmouk, ad esempio) che accomuna tanti giovani che hanno lottato e lottano per la libertà e che è tanto triste quanto frequente.
È sempre toccante leggere di esperienze del genere: non ci rendiamo mai conto fino in fondo di quanto siamo fortunati, di quanto diamo per scontate la libertà e tutte le possibilità che la pace occidentale ci offrono.
Ci arrabattiamo ogni giorno per accumulare più ricchezza, per avere una vita agiata, possibilmente le vacanze comode in agosto e il panettone artigianale in tavola a Natale.
A volte lavoriamo come pazzi per il superfluo e ci preoccupiamo di stupidaggini, inezie, cose di poco conto. Lo possiamo fare perché ci siamo trovati in tasca gratuitamente cose che altri si devono guadagnare anche con la vita: la libertà di pensiero, parola e azione.
Non sappiamo, grazie a Dio, cos'è una vita di oppressione e di repressione, non abbiamo bisogno di ribellarci per poter studiare, lavorare, vivere, amare nella maniera che più ci piace e che più crediamo giusta per noi.
Siamo già liberi. 
Ma libri come questo ci ricordano che siamo dei privilegiati e che, come tali, dovremmo essere più altruisti e alzare la voce, fare qualcosa, porca miseria, davanti ad altri uomini e donne come noi che hanno gli stessi diritti di essere felici.
Invece ci limitiamo ad essere spettatori e, a volte, per ignoranza o pigrizia, nemmeno quello: spesso chiudiamo gli occhi e le orecchie e se a tanti chiediamo "cosa sai della Siria?", a malapena saprebbero collocarla sulla cartina geografica.
Per sapere perché l'autrice ha scelto questo titolo così particolare vi esorto a leggere il romanzo che è davvero bello e toccante, ancora più significativo perché ispirato alla storia vera di Sami.

Titolo italiano: I gatti perduti di Homs
Titolo originale: De hemlosa latteria i Homs
Autore: Eva Nour
Editore: Piemme
Anno di pubblicazione: 2021

Voto
9.0/10

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