domenica 30 ottobre 2022

VOLEVO ESSERE MADAME BOVARY di Anilda Ibrahimi

Ho un rapporto molto contraddittorio con questa autrice che, a tratti, mi convince al cento per cento mentre, in altre occasioni, ha la capacità di portarmi alla deriva facendomi perdere il filo del suo racconto che, pur se profondo e, innegabilmente, pregno di cose da dire, a volte, mi sembra superficiale.
Ed ecco che questo suo ultimo lavoro non fa che confermarmi il rapporto non idilliaco che c'è tra di noi: potrei definirlo amore ed odio, repulsione ed attrazione, sole e luna e via così, all'infinito.

Anilda Ibrahimi parla sempre di storie d'amore ma parla anche di radici, di un'Albania vecchia (e anche di quella nuovissima e lucente che si affaccia al futuro), parla di donne e di femminismo, parla di tradizione. Lo fa, però, a mio avviso, senza mai scavare nel profondo ma si tiene in superficie, lasciandoci, spesso, immaginare e ricostruire pezzi di storie e della Storia.
Lo fa anche in questo suo ultimo romanzo che, pur se caratterizzato da capitoli brevi e incisivi, ha avuto la capacità di farmi perdere nelle sue divagazioni e nei suoi flash back che, a volte, mi hanno creato confusione e appesantendomi, un pochino, la lettura.
Ma cominciamo dall'inizio.

Hera, donna albanese emigrata in Italia, torna a Tirana dopo tanti anni insieme al suo amante, Skerd, anch'esso albanese di origini e residente in Italia con la famiglia. È una fuga d'amore quella dei due amanti, entrambi sposati con figli ed entrambi, infelici nelle loro rispettive relazioni. E così, Hera, si sente la nuova Emma Bovary: sarebbe giudicata così dalle donne della sua famiglia (la nonna e la mamma) e dalle tante donne albanesi così strettamente legate alla tradizione.  Torna a casa dopo tanti anni, per una fuga d'amore. Skerd è lo stereotipo del classico uomo rude, tradizionale, quello che dopo una notte d'amore con l'amante si preoccupa di chi possa stirargli la camicia. È un uomo completamente diverso dal marito di Hera ed è proprio ciò da cui lei ha sempre desiderato prendere le distanze. È inspiegabile, quindi, la sua incredibile attrazione per quest' uomo: dopo aver fatto tanta fatica per raggiungere l'emancipazione ed allontanarsi da un ambiente e una cultura un po' claustrofobici, ristretti, Hera si ritrova a giacere con un uomo che rispecchia, in tutto e per tutto, la sua tradizione.
A cosa è servito, quindi, lasciare l'Albania e costruirsi, a Roma, un'ambiziosa carriera e una famiglia emancipata, moderna, occidentale in tutto e per tutto? Lei che può lasciare i figli con il marito per viaggiare liberamente per lavoro, che non è costretta a passare le sue giornate a stirare, cucinare, rassettare la casa, per quale motivo ha riavvolto il nastro della musicassetta?
Cosa cerca in quell'uomo che sa di "vecchio"?
Fare i conti con tutto ciò significa, inevitabilmente, scavare nei propri ricordi, per cercare un perché: e così Anilda Ibrahimi ci fa saltare tra presente e passato, raccontandoci della infanzia di Hera, del suo rapporto con la famiglia, delle tradizioni Albanesi, di questo stato socialista che, solo da poco, ha cominciato a guardare verso Occidente.
Come vi ho detto, a volte ho trovato dispersivo questo continuo salto di piano temporale tra presente e passato, soprattutto perché, alcuni episodi mi sono giunti poco approfonditi e raccontati in modo troppo superficiale.
La scrittura dell'autrice è molto diretta, spesso sintetica e arriva dritto al punto e, questo, contribuisce sicuramente ad innalzare il livello di leggibilità del romanzo che promuovo a pieni voti per quanto riguarda la forma ma, meno, per la sua trama, che ho trovato un pochino zoppicante. Poteva essere costruito meglio, a mio avviso.


Titolo: Volevo essere Madame Bovary
Autore: Anilda Imbrahimi
Anno di prima pubblicazione: 2022
Casa editrice: Einaudi

Voto
7.0/10

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