domenica 31 ottobre 2021

DELHI di Rana Dasgupta

Delhi la conosco bene, ci ho vissuto tra il 2004 e il 2007 e, dopo un'iniziale repulsione per la città così caotica, trafficata, sporca, straziante, ho imparato ad amarla, ad apprezzare le sue bellezze nascoste, ad arricchirmi con le sue contraddizioni.
Delhi è una megalopoli, è ricchissima e allo stesso tempo poverissima. La vita a Delhi scorre su due binari paralleli che non si incontrano mai: da un lato l'iper sviluppo, la corsa sfrenata alla modernizzazione, il lusso, dall'altro la povertà estrema, l'arretratezza e le antiche tradizioni.
Delhi è la capitale di un paese meraviglioso, magico, unico. Delhi è Delhi e la sua essenza è difficile da comprendere.
E così, dopo aver rimandato tanto, mi sono decisa ad affrontare questo libro di Dasgupta, che è, insieme, un saggio, un'inchiesta, una raccolta di interviste, un trattato economico-politico.

Un testo veramente corposo, a tratti non semplice da seguire, specie per coloro che non hanno alcuna dimestichezza con questo mondo affascinante e, contemporaneamente, dissacrante.
L'analisi di Dasgupta dell'attuale economia e società indiana parte da un'interessantissimo capitolo che riguarda l'esternalizzazione dei servizi (e non si parla solo di call center) che hanno dato la vera svolta all'economia indiana a partire dal 1991: grandi compagnie Americane, in primis la General Electric, attratte dalla possibilità di avere personale che lavorasse di notte per dare risultati al mattino sul suolo americano (da una giornata lavorativa se ne ricavavano quindi due) e a prezzi decisamente inferiori rispetto al personale statunitense, cominciò ad esternalizzare gran parte dei suoi servizi, aprendo enormi uffici e compagnie nei sobborghi di Delhi. Un'intera città, Gurgaon, è nata a ridosso di Delhi grazie a questo nuovo mercato.
Agghiacciante è, invece, il capitolo riguardo la nuova sanità privata e i nuovi ospedali in stile occidentale che sono sorti come funghi, negli ultimi 30 anni, in tutta Delhi: macchine per fare soldi, che hanno come unico obiettivo il profitto e non la cura del paziente. Medici e chirurghi che impongono terapie, TAC, risonanze magnetiche, cesarei, operazioni chirurgiche, trapianti e chi più ne ha più ne metta, al solo scopo di raggiungere il budget che l'ospedale gli ha imposto al momento dell'assunzione...e famiglie che si indebitano per pagare cure che, nella maggior parte dei casi, oltre a non essere necessarie, risultano addirittura letali per il paziente.
È la grande corruzione indiana che muove i fili in un teatro di burattini...un teatro dell'orrore.
L'autore affronta con incredibile lucidità e franchezza la questione dell'emancipazione femminile: sapevate che nel primo decennio degli anni 2000 Delhi venne definita la capitale degli stupri?
Dalla penna dell'autore:

In altre parole Delhi era nella morsa di uno di quei folli momenti della storia dell'umanità in cui violenze terribili sono viste dai loro perpetratori come costruttive e morali. Nella realtà mutevole dell'India post-liberalizzazione,  le violenze contro le donne non riguardava solo una minoranza di sbandati ignoranti. Riguardava la maggioranza e ogni classe sociale. Non era causata da un'assenza di , ma da un loro eccesso psicotico.

Dasgupta ci racconta, in un lungo capitolo centrale, i fatti della partizione del 1947, ci racconta di una Delhi cresciuta di un milione di unità in un solo giorno e ci racconta, senza pudore, di come la partizione abbia cambiato la mentalità di questa parte del continente asiatico: se, prima, la cultura Sufi, volta alla spiritualità e alla vita interiore era il fondamento della cultura indiana, la partizione ha portato il popolo ad abbandonare l'atteggiamento tollerante ed eloquente e lo ha dirottato su una cultura molto più materiale, verso la ricchezza e il dio denaro, verso "ciò che si può toccare". La partizione ha, di fatto, sfasciato una cultura, oltre che fatto centinaia di migliaia di morti, sfasciato famiglie e cambiato la configurazione socio-politica di un continente.
E poi, naturalmente, si parla di povertà, dello sfruttamento della manodopera giunta in massa dalle campagne, di corruzione, quella dei politici ma soprattutto quella dei burocrati.
Non poteva non mancare un lungo capitolo sulla politica di Indira Ghandi e su come questa abbia cambiato la faccia del paese (chi conosce un po' la storia dell'India lo sa e, a tal proposito, consiglio di leggere Il sari rosso di Javier Moro, bellissimo libro biografico sulla dinastia Ghandi). Una politica che è sfociata nell'enorme crescita economica del Paese, crescita che ha creato èlite di super ricchi che vivono sul riciclaggio del denaro e su grandi affari locali ed esteri illeciti. La stessa politica che ha creato la classe borghese di Delhi, benestante ma non abbastanza per permettersi i trilocali moderni (ma costruiti "alla minima") da 500.000 euro nei nuovi quartieri "bene" di Delhi.
Ma forse, il capitolo più affascinante di questo libro, è proprio l'ultimo, dove l'autore ci racconta dell'enorme carenza idrica di questa città. L'acqua che è il bene più prezioso, più del petrolio, più del gas. L'acqua che, a Delhi, scarseggia enormemente. Scarseggia non solo l'acqua di buona qualità che è, a dir poco, una chimera, ma anche l'acqua meno nobile. Enormi quantità di rifiuti liquidi vengono scaricati non depurati, ogni secondo, nella Yamuna, il fiume sacro che attraversa Delhi, rendendolo, di fatto, un'enorme canale di fognatura a cielo aperto. Là dove un tempo si lavavano i panni, si facevano abluzioni e cerimonie sacre, ora ci sono solo rifiuti.
È una denuncia importante quella di Dasgupta, che ci porta a capire come, in un paese che corre a velocità folle, in cui il PIL cresce con numeri a due cifre (impensabile per un paese occidentale), la scarsità del bene essenziale per eccellenza scatena conflitti, genera povertà e malattie, disperazione e morte.
Inutile dire che ho trovato questo libro bellissimo, anche se non si facile approccio, a volte molto impegnativo, nonostante Dasgupta sia molto abile ad inframmezzare le parti puramente di saggio e di inchiesta con interviste e racconti di vita pertinenti, che rendono sicuramente più leggero il libro e gli danno un taglio un po' più popolare.
Un libro che consiglierei solo ai più avidi di conoscenza, ai più desiderosi di conoscere la cultura e la storia Indiana.
Meravigliosa la copertina è la quarta di copertina composte da una foto che vi appiccico qui, nella sua interezza, perché, a mio giudizio, è meravigliosa:


Because everything is possibile in India...

Titolo italiano: Delhi
Titolo originale: CAPITAL THE ERUPTION OF DELHI
Autore: Rana Dasgupta
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2015

Voto
8.0/10






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